La Guerra dei Brevetti...
Facebook, Apple e Yahoo – La guerra dei Brevetti
Scritto da: ilwebmaster21 4 giugno 2013 Inserisci un commento
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L’ironia è che il diritto dei brevetti è stato ideato per tutt’altro, non doveva avere a che fare con la tecnologia. È come mettere sullo stesso piano un AK4 7 con una spada: entrambi fanno male. Il sistema dei brevetti è vecchio come la Costituzione degli Stati Uniti, che li descrive come la capacità di “promuovere le arti e le scienze utili”. Sono stati concepiti per un mondo meccanico, per proteggere l’innovazione e l’invenzione di qualcosa di concreto capace di migliorare la vita. Da allora, il mondo è cambiato molto. “L’efficacia dei brevetti è mutata nell’era digitale”. Ora sono usati per garantire la proprietà di un concetto di software e non più una reale innovazione tecnologica dice Arti K. Rai, analista di proprietà intellettuale presso la Duke University School of Law, “In questo modo, invece di garantire i diritti di chi ha prodotto qualcosa, stanno solo difendendo delle idee astratte”. Il linguaggio usato nelle domande di brevetto per i software può essere così generico da permettere a chi li registra di rivendicare ogni sorta di progresso, comprese cose che non hanno mai realizzato, o che non hanno creato prima di depositare la domanda. Ciò ha aperto la porta a tante azioni legali nel settore tecnologico. Le aziende più quotate detengono un enorme portafoglio di brevetti, in grado di dare significati retrospettivi a progetti depositati con tutt’altro significato e valore. Un esempio è un recente contenzioso tra Yahoo e Facebook. Il caso si fonda su dieci brevetti che Yahoo ha depositato tra il 1997 e il 2007, che vagamente fanno riferimento a funzioni ora integrate nella maggior parte dei siti di social-media, come consigliare qualcosa agli amici, rendere private alcune aree del proprio profilo, personalizzare le pagine, e rilevare lo spam. Yahoo ritiene che i suoi brevetti abbiano reso Facebook la potente azienda che è oggi, e che Mark Zuckerberg debba pagare i danni, con effetto retroattivo, per violazione di brevetti, compresi interessi e spese legali. Che cosa vogliono ancora? Che il gigante dei social-media rimuova tutte queste funzionalità. Facebook, come lo conosciamo, scomparirebbe. Non sorprende che l’azienda di Zuckcrberg abbia rifiutato di farlo, ha acquistato 750 brevetti da IBM, e sta intentando una contro-causa per infrazione della propria proprietà intellettuale sul concetto di news feed. Dopo essere stato inizialmente deriso da molti utenti di Facebook, il news feed è oggi una delle caratteristiche più importanti del socia- network. “Yahoo ha copiato l’idea integrando i feed in Flickr e in Yahoo Profiles”, afferma Carani. “Questo brevetto, ironia della sorte, è stato depositato da un ex dipendente di Yahoo che ha lavorato per Facebook, e ciò ha portato a uno stallo legale”. Il caso di Yahoo contro Facebook è stato ora risolto, le due aziende si sono alleate, sfruttando a vicenda le licenze dell’altro e collaborando a progetti futuri. Una pace difficile, quindi, ma come osserva Carani, “tanto tempo, denaro, ed energie sono già andate sprecate”. Non è la prima volta che Yahoo ha usato dei brevetti per far leva su una rivale. Nel 2004 ha vinto una causa sulla tecnologia del motore di ricerca di Google, creata da un’azienda acquistata da Yahoo. Google ha risolto il caso, offrendo al concorrente un corrispettivo di 2,7 milioni di dollari in licenze tecnologiche secondo le ultime stime, nel vostro computer da scrivania confluiscono 592.345 brevetti, in una fotocamera digitale 113.465, in un telefono cellulare 287.229. Problemi giuridici sorgono quando le aziende decidono di “militarizzare” questi brevetti e di usarli come armi legali fra le tante infrazione sui brevetti, cen’è uno in particolare che è stato individuata come la causa dell’attuale guerra degli smartphone: il brevetto USA 8.086.604. È stato concesso ad Apple nel dicembre 2011, e ha dato all’azienda la proprietà di una “interfaccia universale per il recupero d’informazioni in un sistema informatico” – un concetto incredibilmente ampio. Inizialmente venne richiesto, e respinto, nel novembre 2004. In quello stesso periodo, Apple mise più di mille dipendenti a lavorare sul segretissimo Project Purple, che sarebbe poi stato concretizzato nell’iPhone. Steve Jobs, pragmatico quanto idealista, aveva capito che Apple, entrando da zero nel settore delle telecomunicazioni, doveva creare qualcosa di diverso in grado di lasciare il segno. Il tipo d’innovazione del Project Purple richiedeva quindi una pesante dipendenza dai brevetti. Nel 2005, Jobs era già stato coinvolto in una causa legale intentata contro Appie dall’azienda di Singapore Creative Labs. Dopo tre mesi in tribunale, e la sentenza finale, le casse della mela morsicata si erano alleggerite di cento milioni dollari. Il contenzioso si basava sul fatto che Creative Labs aveva presentato un ampio programma di brevetti relativi all’uso di menu a video per il reperimento d’informazioni .. . e questi assomigliavano all’interfaccia di navigazione usata dall’iPod. Jobs aveva imparato una lezione molto importante (e molto costosa), e promise a se stesso che non sarebbe successo di nuovo. Nacque così la filosofia Appie sui brevetti. Col successo dell’iPhone, il valore delle azioni Apple crebbe esponenzialmente, ma i legali dell’azienda erano ancora tormentati dal quel brevetto 8.086.604. Ne modificarono il testo, e presentarono nuovamente la domanda la richiesta fu rifiutata più volte, ma l’insistenza di Apple aveva cominciato a erodere la determinazione dell’ufficio brevetti degli Stati Uniti: la loro posizione si stava ammorbidendo. “Anche se la domanda è stata presentata più volte, con spese enormi, ne è valsa la pena”, dice Carani. “Circa il 70 per cento delle domande di brevetto sono alla fine approvate, dopo che il richiedente modifica il testo, cambia qualche parola, o semplicemente logora gli esaminatori dei brevetti”. Nel dicembre del 2011, dopo dieci tentativi, il brevetto è finalmente approvato, proprio tre mesi dopo il lancio dell’iPhone 4S, il primo iPhone a includere Siri. Ora 1’8.086.604 è conosciuto come “Il brevetto Siti” … ma può essere usato per salvaguardare quasi tutto quello che l’iPhone fa, ma anche quello che non fa. È stato questo brevetto Siri, insieme con altri brevetti Apple, a far chiedere alla casa di Cupertino un miliardo di dollari a Samsung per danni. In seguito, la cifra è stata mitigata a 600 milioni, con Samsung che sta ancora cercando di riaprire il processo. Dopo il primo verdetto, Mark Cuban, diventato miliardario grazie alla tecnologia e stella del reality show americano “Shark Tank”, ha scritto su Twitter “Se il PC IBM avesse depositato un brevetto dello stesso tipo, Apple non esisterebbe. IBM l’avrebbe citata in giudizio e cancellata dalla faccia della Terra”.
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Sono un appassionato della tecnologia in generale e mi occupo principalmente di Siti Web. Conosco vari linguaggi di programmazione come: C# Windows Forms / WPF, PHP e HTML, mi occupo anche di Grafica, Video e Assistenza Informatica. Per me è più di un lavoro ma una passione.
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